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“Progetto con il sostegno dell’Otto per Mille della Tavola Valdese”

OBIETTIVO GENERALE

Promozione della salute materna e infantile delle donne partorienti presso gli Health Center della Woreda TIA/ADYABO in Tigray (Etiopia).

Il contesto

La finalità principale del progetto prevede di concentrare le azioni nella regione del Tigray sostenendo lo sforzo messo in atto dalle autorità sanitarie locali (Tigray Regional Health Bureau) e dai centri ospedalieri per migliorare l’assistenza sanitaria specializzata alle partorienti a livello territoriale (Health Center).

In ogni Health Center ci sono mediamente una ostetrica, un health officer e 2 Health Extention Workers. Queste strutture forniscono un’assistenza di primo livello sul territorio, evitando che i pazienti affluiscano tutti nei pochi posti letto disponibili negli ospedali, per patologie che non ne richiedano l’utilizzo. Comprendono ambulatori medici, servizio Maternità con sala parto, laboratorio analisi e farmacia. Ogni Health Center offre le sue prestazioni mediamente a 25.000 abitanti.

La gestione degli Health Centers è condivisa dal Tigray Regional Health Bureau con le autorità locali della Woreda (unità amministrativa locale) al fine di coinvolgere la comunità locale nelle attività di promozione della salute della popolazione.

La Woreda TIA/ADYABO comprende 8 Health Centers: SHIRARO, ADI/HAGRAY, Z/GEDENA, AD/AWALA, GEMHALO, MYUKULI, ADEMITI, BADME.

Tutti questi Health Centers sono collegati all’Ospedale Maiani di Sheraro, a cui vengono inviate tutte le emergenze.

Strategia dell’intervento

Nei villaggi che fanno riferimento agli Health centers di ADI/HAGRAY, Z/GEDENA, i trasporti sono molto difficili, nella stagione delle piogge impossibili e l’unico spostamento praticabile dalle case isolate è camminare per sentieri e campi, e solo di giorno perché di notte vi è il pericolo presentato dagli animali predatori. Non esistono strade, nemmeno piste battute percorribili da mezzi, e spesso l’unico strumento di trasporto utilizzabile è una barella portata a spalle dai giovani dei villaggi.  Mezzi, questi ultimi, comunque non disponibili per le capanne isolate.

Per le donne in stato di gravidanza è dunque abituale partorire a casa, aiutate eventualmente da altre donne anziane, alcune individuate come levatrici tradizionali.  Il parto in casa diventa drammatico in caso di complicanze per la madre e il nascituro, e le statistiche hanno evidenziato come il parto in casa rappresenti la causa principale della mortalità per donne e bambini, mentre è calata in presenza di assistenza medica professionale. Il Ministero della Sanità Etiope ha investito in campagne capillari per spiegare alla popolazione quanto sia necessario per la salute della donna e del bambino recarsi nei Centri della salute più vicini per avere assistenza, soprattutto in caso di gravidanza con complicanze. Gli Health Centers sono organizzati per supportare le donne al momento del parto, e per un eventuale trasporto d’urgenza con ambulanza all’ospedale zonale (ad esempio se necessita un parto cesareo, o se si presentano gravi sofferenze per il neonato). 

Un ulteriore problema è rappresentato dal fatto che le donne non possono abbandonare la famiglia, il lavoro domestico e far mancare il loro contributo nei campi e con il bestiame per lunghi periodi. Spesso non sanno a chi lasciare i bambini piccoli – magari ancora in fase di allattamento – e vi è una resistenza culturale a rivolgersi alle opportunità offerte dai servizi sanitari pubblici, temendo una medicalizzazione a lungo termine e una spersonalizzazione del parto all’interno di tradizioni e riti. Ad esempio non è ammissibile che subito dopo il parto non avvenga il rito del “Ge-at”, porridge cucinato alla maniera locale e che deve essere consumato immediatamente.

Infine esiste il problema delle gravidanze di adolescenti, che necessitano di essere seguite con una particolare attenzione. Il territorio in cui si svolge il progetto è una zona di confine con l’Eritrea, completamente militarizzata, e spesso si registrano gravidanze precoci dovute a rapporti occasionali, se non a violenze sessuali. In questi casi le ragazze possono essere emarginate dal villaggio e non seguite dovutamente all’interno del contesto familiare e sociale.

Da queste constatazione, e soprattutto dalla ferma volontà di abbattere la mortalità materna e neonatale, è nata da parte delle Autorità sanitarie nazionali – e a ricaduta locali – la concezione di una proposta per il parto “Mother friendly”. Obiettivo: conciliare il diritto alla salute con il rispetto delle tradizioni e degli obblighi familiari. Se non sono le donne ad andare ai servizi sanitari, sarà l’offerta dei servizi sanitari a venire incontro alle donne, alle loro esigenze, alla loro sensibilità e volontà di viversi il parto e il post-parto nel pieno rispetto delle millenarie tradizioni. Senza per questo mettere a repentaglio la vita loro e dei neonati.

La proposta consiste nella realizzazione di “Maternity Waiting Home”, ossia “Case di attesa per la maternità”, una opportunità per recarsi nei Centri sanitari dislocati sul territorio nella fase conclusiva della gravidanza, abbattendo il rischio di complicanze e non ritardando un eventuale necessario ricovero nell’Ospedale di zona, ossia il Maiani General Hospital di Shiraro. L’Ospedale di riferimento è perfettamente attrezzato per affrontare emergenze, grazie ai precedenti progetti finanziati dall’8 per mille della Tavola Valdese, ossia il rafforzamento del servizio maternità e la realizzazione del reparto di neonatologia/pediatria in precedenza inesistente. Anche lo staff dell’Ospedale ha potuto accrescere le proprie competenze e costruire un lavoro di rete con il personale sanitario degli Health Centers grazie alla formazione effettuata con il progetto 8 per Mille della tavola Valdese 2015.

Le case ospiteranno le donne nei giorni – o settimane, secondo i casi – prima del parto, affinché siano assistite e soccorse tempestivamente in caso di emergenza ostetrica.   Le “Maternity Waiting Home” garantiranno così un parto sicuro.

Le “Maternity Waiting Home” vogliono essere anche altro: un luogo sociale di supporto, di sostegno e di confronto, proponendo formazione mirata e gruppi di informazione e di condivisione per favorire durante tutto il percorso della gravidanza la consapevolezza e la serenità prima che il travaglio inizi. Si intende infine proporre un servizio sperimentale di prevenzione per le gravidanze a rischio identificate nelle zone rurali e remote.

DURATA  DEL PROGETTO:  Settembre 2017–Aprile 2020

PARTNERS:Tigray Regional Health Bureau;  Tigray Italian Human Development Association (TIHDA)